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Una notissima poesia di Giuseppe Ungaretti si chiude con un finale – piuttosto cupo – di irriducibile rassegnazione: “La morte si sconta vivendo”. Questo libro ne capovolge la prospettiva sin dal titolo. Attraverso un’analisi antropologica – spogliata di qualsiasi sovrastruttura mitica, mistica e religiosa – accompagnata a un’indagine profilata sulla dimensione storica e poi condotta sul rasoio delle evidenze scientifico-razionali, con una particolare apertura a quelle neurobiologiche, il libro mostra un lato meno ostile della morte, la sua preziosità, il suo essere luce che anticipa e promette la vita, esaltandola in tutta la sua effimera, ma straordinaria, bellezza. Un’altra prerogativa della morte è la paura che diffonde: questo libro aiuta a capire come si origina nel cervello, primo passo per migliorare il nostro rapporto con la “trista mietitrice”.