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In questo trattato Theodore Zeldin prende l'avvio da una constatazione in apparenza molto semplice: qual č il meglio che la vita puň offrirci nel nostro mondo attuale, cosě iniquo, violento, inquinato e corrotto? E cosa possiamo fare come individui, coppie, collettivitŕ per immaginare una nuova arte del vivere? Tale ricerca ha a che fare con il piacere, con i piaceri smarriti a causa della vita abitudinaria, della pigrizia intellettuale, della mancanza di desideri. Per riscoprirli Zeldin non possiede una ricetta infallibile, ma propone un metodo, un orientamento, che ha nella curiositŕ, nella sorpresa, nella capacitŕ di aprirsi al dialogo e alle idee la sua ragion d'essere. La sua indagine prende molteplici forme, evita le costrizioni di una disciplina, e si presenta di volta in volta come un manuale di economia, un discorso sull'amore contemporaneo, un saggio di filosofia esistenziale, uno zibaldone di pensieri illuminanti. Perché per Zeldin tutta la vita č nelle idee, e l'intelligenza sta nella costante esplorazione dei nostri limiti e delle nostre capacitŕ. Le sue riflessioni collezionano aneddoti e provocazioni inaspettate, fulminei slanci nel futuro, inedite incursioni nel passato e nella storia, e sono organizzate in una serie di inusuali domande: "A che scopo lavorare tanto?"; "Esistono modi piů divertenti per guadagnarsi da vivere?"; "Č sufficiente restare giovani dentro per non invecchiare?"; "Cosa puň dire il povero al ricco?"; "Cosa potrebbe dire il ricco al povero?"...