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L'idea da cui nasce questo libro č che il "quindicennio lungo" 1963-1980 sia stato il tratto decisivo di una crisi sistemica del mondo intellettuale italiano. Se nell'immediato Dopoguerra si era giunti alla canonizzazione del modello di intellettuale partecipe alla costruzione di una societŕ migliore, giŕ dalla fine degli anni Cinquanta, e in modo decisivo durante i Sessanta, tale aspirazione entrň in crisi. Gli anni Settanta registrarono un disorientamento nella facoltŕ degli scrittori di farsi interpreti della realtŕ. In questo contesto, emersero impreparazione, senso di spiazzamento, a volte imbarazzante mancanza di coraggio. Se al massimo grado di tensione la nostra intellighčnzia cercň di partorire il proprio articolato "io so", il mondo rispose con un ben piů sonoro "non ci interessa". Il fatto che l'ultima spiaggia di tale pretesa fu quella dei giornali non fece che sottolineare il rumore della ritirata degli scrittori. Gli anni Ottanta avrebbero visto cosě la luce a partire dal superamento di statuti intellettuali che non avevano retto il colpo di una societŕ divenuta troppo estesa e troppo di tutti per continuare ad aspettare la parola di uno solo.